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Daria Scarciglia parla della sua generazione, quella di chi oggi vive a cavallo tra i quaranta e i cinquant'anni, l'ultima generazione a ricordare un modo di vivere semplice, fatto di genitori un po' all'antica, di pranzi della domenica, di maestri da rispettare, di televisori in bianco e nero e di panini con la mortadella. E, purtroppo, anche la prima generazione che si è confrontata con un radicale cambiamento di prospettive, di bisogni primari e di ambizioni personali. Portatori sani di una malattia contagiosa, l'ipocrisia, e dunque bisognosi di credere che da questa malattia si possa guarire. Questa storia, lungi dal voler indicare la terapia o il vaccino miracoloso, si propone di rappresentare il viaggio nelle contraddizioni di questa generazione, un viaggio che molti hanno fatto, che altri stanno facendo e che altri ancora faranno.