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"Giuseppe Viglione è come un neonato all'ora della pappa che batte forte con cucchiaio per attirare l'attenzione. Naturalmente quel chiasso infame poi si ritma e si struttura in modo magico tra percussioni da jam-session e iridescenze cosmiche da farvi restare con la bocca a 'o' come quella del pestifero micro-continuatore della specie, appena citato. L'ossimoro vitalista di Viglione è fiorito e paradossale. Lui non si annoia, e dunque non ci annoia. È un contemplativo organico, dinamico, spreme un elisir angelico dall'umano fangoso, dalla roccia e dai rottami: un compost col quale intende concimarci. Procede per immersione nella realtà e - fingendo di giudicarla - la riforgia a proprio piacimento, non negandole perfino un tributo di nostalgia." (Dalla prefazione di Agostino Raff)