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A 8 anni divorziano i suoi genitori. G., il nuovo compagno della madre, si rivela un perverso, maestro nell'arte della manipolazione. Myriam cade molto presto nella sua rete, si allontana dalle sue amicizie e finisce con l'accettare tutto. Anche l'inaccettabile. Questa testimonianza è lo sfogo di quindici anni di sofferenza dell'autrice. Il dolore e lo sdegno impregnano ogni pagina e le parole, anche sussurrate, rivelano l'ambiguità di una situazione insopportabile. Rompendo il muro del silenzio, Myriam Ferine vuole dare alle vittime il coraggio di seguire il suo esempio: parlare per liberarsi.