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"In guerra si tratta di uccidere": queste parole di Canetti sono forse le più oneste e risolutive mai dette sull'argomento. Di questo tema il libro presenta una serie di variazioni, senza aggiungervi nulla e senza illudersi di poterne dare uno sviluppo conclusivo. Si è voluto fermamente evitare la banalizzazione moralistica: siamo cattivi, violenti, portatori di "aggressività", siamo manipolati e ingannati dal potere... Così non riusciamo più a vedere quello che c'è di assurdamente grande nella guerra. La guerra è l'illusione di poter vincere la morte, di poterla uccidere. E quest'illusione rende forse più di ogni altra la misura tragica e abissale della condizione umana. Ma è ormai giunta, quest'illusione, alla svolta decisiva. Con l'arma atomica, la guerra non può più essere ciò che era. Proprio nel momento in cui è diventata tecnicamente possibile la guerra assoluta e totale, la guerra che uccide tutti e tutto distrugge, è venuta meno radicalmente la sua capacità di dare senso. Siamo al bivio tra fine della guerra e fine dell'umanità, ed entrambe le cose sono ugualmente possibili. In questo bivio è invitato a collocarsi il lettore: per quanto può, senza abbassare lo sguardo.