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«Ho incontrato Bill nel 1965 a Chicago tramite un amico, che mi aveva parlato di questo straordinario giovane poeta che faceva i turni di notte in ospedale svuotando gli orinali. Una domenica pomeriggio mi accompagnò nella pensione dove viveva Bill per farmelo incontrare. Abbiamo bussato a lungo prima che ci aprisse per farci entrare in una stanza piena di libri, bottiglie di Pepsi vuote e un enorme poster di Monica Vitti appeso sopra al letto. Ci ha offerto una Pepsi e siamo stati per ore a parlare di poesia.» (dall'introduzione di Charles Simic) «Questa antologia vorrebbe mostrare come l'anticonformismo di Bill Knott non sia mai una compiaciuta e trasandata allergia punk ai marchi poetici: traendo nutrimento da un'ironia obliqua e talvolta surreale - complici le eccentriche combinazioni linguistiche e una particolare elasticità della sintassi - la scrittura poetica di Knott costruisce, attraverso la catarsi e il ragionamento spietato e autocritico, una metafisica del dubbio che cerca disperatamente di sublimare lo stato di precarietà e frustrazione dal quale inevitabilmente pare avere origine ogni intuizione poetica.» (dalla postfazione di Bernardo Pacini)