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È da poco finito il primo decennio degli anni Duemila quando Anna e Riccardo si incontrano. Entrambi frequentano l'università e portano con sé il peso di una complessa realtà familiare e di esperienze difficili. Riccardo racconta in prima persona, e fin dal principio comunica l'incertezza del ricordo e della memoria: la storia d'amore con Anna rappresenta non solo una tappa importante della sua educazione sentimentale, ma il momento cruciale della sua formazione di uomo che si compie nel momento di frattura della loro relazione malsana, il culmine dei disagi vissuti e provati nella loro infanzia. Il racconto è materia incandescente, instabile, che richiede uno sforzo quasi fisico nella narrazione. La velocità travolgente e gli effetti ansiogeni e deleteri della rivoluzione digitale, del farsi e disfarsi dei rapporti, delle notti passate a bere e dell'insicurezza per un domani sempre più oscuro filtra in una lingua che si scompone proporzionalmente al perdersi di lucidità e razionalità. Cani sciolti racconta in presa diretta una generazione inascoltata, che si è formata nella costante privazione della speranza in un futuro prospero.