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Un libro che intenda esplorare, o semplicemente raccontare le strade della poesia italiana a cavallo del secolo, e fare luce su certi legami con il suo passato, non potrà mai essere qualcosa di unitario, di compatto. Anche le storie letterarie e i manuali, per tacere delle antologie, che si sono succeduti in anni recenti, mostrano questa ambizione e questa difficoltà: sono sempre opere centrifughe. Nelle vicende della poesia italiana del tardo Novecento o dell'inizio del millennio si possono ritagliare percorsi, disegnare mappe più o meno obiettive e convincenti, ma qualcosa verrà sempre a mancare, per svista, per incompletezza di informazioni, o per scelta deliberata. Disegnare il presente, o un passato fin troppo prossimo, specie quando le categorie convenzionali si rivelano inadeguate e l'edificio della teoria letteraria si sfalda sotto le ruspe del post-moderno e della decostruzione, è davvero un'impresa agonistica. Questo saggio di Roberto Deidier è il risultato di un processo induttivo, di un'esplorazione costante dentro la materia, quando questa è spesso ancora viva.