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Chiara ha i primi segni di perdita della memoria, che si rivelano come l'inizio del morbo di Alzheimer. Da quel momento per Tiziana, la figlia, registrare tutto ciò che la scrittura può trattenere diventa una necessità e un conforto: gli ultimi mesi in cui Chiara vive da sola con difficoltà sempre più grandi, l'arrivo delle badanti polacche, e poi la decisione sofferta del ricovero in una casa di riposo. Le giornate sono regolate da rigidi schemi imposti dall'istituzione, ma Tiziana fa di tutto perché sua madre continui ad essere considerata un individuo, la veste con cura, la spinge a solidarizzare con gli altri ospiti, racconta la sua storia, trova collaborazione ma anche molte difficoltà, che la spingono a trasferire Chiara in un altro istituto. Qui un gruppo di animatori segue questo tipo di malati in un reparto creato per loro, Chiara ne trae beneficio, ha l'opportunità di farsi voler bene e di stabilire relazioni. Gioia e dolore si intrecciano continuamente nel racconto della vita in casa di riposo, ma anche nella ricostruzione attraverso i ricordi, che prendono spunto dalle fotografie dell'album di famiglia, dell'intera storia di Chiara.