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Il saggio presenta l'avventura intellettuale di Marx come un lungo viaggio, sulla scia del pensiero hegeliano, alla ricerca dell'alienazione del mondo moderno, individuata nella proprietà privata e negli sviluppi che ne derivano nell'era del capitalismo. Marx, nel Capitale, ci mostra un 'mondo a testa in giù', per usare le sue parole, un mondo dove le merci prodotte vivono di vita propria e i salariati che le producono diventano mezzi del capitale per crescere su se stesso. Nell'alienazione della produzione di merci trovano le loro radici anche la separazione tra società civile e Stato politico, e le astrazioni della religione, dove l'uomo mette in Dio ciò che toglie a se stesso. Il punto d'approdo della profezia di Marx è un mondo supersviluppato sul piano produttivo e scientifico, regolato da scelte tecniche tra mezzi diversi per raggiungere il fine unico di una società ormai omogenea e pacificata. Un mondo dove una libertà individuale di impronta anarchica convive in una sintesi quanto mai problematica (e secondo il grande Kelsen impossibile) con le necessità della produzione pianificata dai tecnici. È la conclusione della storia nella salvezza universale e nella riconquista del paradiso perduto, con la fine di ogni contrasto e quindi con il venire meno dello Stato e della stessa politica. È un discorso che trova echi nell'attuale crisi della politica e nel ritorno in auge della voce di tecnocrati e pensatori neoanarchici...