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Le immagini contenute sono il frutto di reportage di viaggi dal 2000 al 2007. Scatti che non sono fotografie di denuncia sociale o di guerra, non vogliono shockare violentemente né tanto meno essere dei saggi giornalistici o una cartolina stereotipata. "Quello che mi interessa e che fa parte della mia continua ricerca, è la forza intrinseca, magari contraddittoria, che voglio emerga da ogni singolo scatto. In alcune foto si legge la parte più intima, più nascosta della persona ritratta, come se la fotografia avesse estratto, scoperto e immortalato l'essenza stessa dell'uomo (è curioso pensare come alcune tribù si rifiutino di essere fotografate per paura che gli venga rubata l'anima). Non ho scelto l'Africa e l'Asia - dalla cui contrazione nasce il titolo del libro - perché volevo fotografare i poveri o volevo mostrare la malattia, la sporcizia o il degrado. Ho scelto questi due continenti perché mi piace conoscere ed esplorare mondi totalmente diversi da quello in cui vivo. Civiltà e società, alcune volte povere e disperatamente tragiche, complicate e interessanti, ma nel contempo piene e vibranti di vita". (Edoardo Agresti)