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Gli ultimi cento anni sono stati uno dei periodi di maggiore esuberanza creativa nella storia dell'umanità. In questo secolo, infatti, l'arte ha aspirato addirittura a cambiare la società. Nel suo fondamentale testo "Lo shock dell'Arte Moderna" Robert Hughes, critico d'arte australiano, conclude il suo lavoro con queste parole: "L'Arte scopre il suo vero uso sociale non sul piano ideologico, ma aprendo il passaggio tra il sentimento e il significato. Non per tutti, ma per coloro che vogliono tentare. Questo impulso sembra essere immortale". L'anno è il 1980. Sono trascorsi quarant'anni e Dagoberto Rodríguez (Caibarién, Las Villas, Cuba, 1969) riprende questi temi introducendoci in un mondo in cui l'ironia e la nostalgia del gioco, forse mai sperimentato, fanno da contraltare a concetti e idee, che oggi più che mai, richiamano l'uomo a riflessioni profonde proprio sul piano sociale. Con una intuizione magica, Dagoberto ha utilizzato la forma del Lego, ripetuto all'infinito, acquerellata con una tecnica sopraffina, per dare vita ad immagini di forte e coinvolgente impatto visivo. (Dal testo Futuro alternativo di Lorenzo Civiero)