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Questo progetto editoriale si fonda su di una voluta ambiguità. Si tratta di un'ambiguità che si annida innanzitutto nel titolo e che poi striscia di pagina in pagina, di autore in autore, di quadro in quadro, inoculando di tanto in tanto il suo distillato velenoso. Ma lo scopo di questa sorta di avvelenamento non è quello di uccidere il fruitore, nè di annichilire le sue facoltà vitali, sensoriali, intellettive, ma al contrario di condurlo in uno stato di percezione leggermente alterato, solleticando quelle facoltà, allo scopo di suggerire una visione leggermente differente di quella che comunemente si intende, da più di mezzo secolo, come 'Pittura Informale'. Nel corso dei mesi di preparazione del volume ogni volta che abbiamo parlato del progetto con un artista che si pensava di coinvolgere, al nostro interlocutore il titolo pareva sempre chiarissimo. Se si trattava di un pittore che praticava una pittura astratta fondata sulla forza del colore, costui, ponendo l'accento sul secondo termine del titolo, ovvero 'il colore', traduceva il tutto come se l'oggetto fulcro di attenzione del progetto fosse, appunto, il colore. Come se il titolo significasse: 'la materia', ovvero 'l'argomento' trattato da questo libro 'è il colore'. Viceversa se si trattava di un artista che dipingeva quadri spiccatamente 'materici', utilizzando materiali non convenzionali, egli intendeva il titolo come se si dicesse: 'la materia viene utilizzata al posto del colore'." (falla prefazione)