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Osservando il tempio dorico pensiamo alle forme immutabili dell'architettura; perché si evocano tali concetti? Anche nel mondo moderno alcune opere richiamano la dimensione delle origini del costruire, altre conquistano uno dei suoi sinonimi: il senza tempo. Tutte si rapportano al dorico; impersonale e oggettivo, percepito come fondato su un sistema di logiche unico. Quali sono queste logiche? Le immagini e le idee con cui da sempre si confrontano gli architetti sono celate in questi interrogativi. La traccia per provare a rispondere, si può trovare nel significato di ciò che è considerato intelligibile nel mondo antico. I concetti rappresentano e formano l'unità del tempio, un sistema in grado di governare la costruzione sin dalla sua ideazione; sono argomenti che raccontano l'essenza dello spazio che chiamiamo classico. I valori di 'bellezza utilità e solidità', giunti a noi attraverso il mondo romano e recuperati nel Rinascimento, sono riconducibili alla Grecia del V secolo a.C., hanno origini remote. Simmetria, ed euritmia, nascono molti secoli prima delle categorie vitruviane, i loro significati rimandano ai concetti riconosciuti dai pitagorici, riguardano i valori e i contenuti delle forme e dei numeri, secondo natura. Anche i primi trattati sulle arti - molti dei quali andati perduti - sembra influenzino gli architetti del periodo, che conoscono i segreti dei tracciati incommensurabili, e le tecniche per il controllo delle proporzioni ottiche applicate alla scultura; alcune delle loro opere, saranno considerate ineguagliabili già nell'antichità, divenendo un riferimento costante nella storia del costruire; trascorso questo breve intervallo, che molti chiamano classico, l'architetto del tempo e il suo modo di osservare, quasi come una "scienza dello spirito", scomparvero dalla scena, ricomparendo a distanza di secoli, nei ragionamenti e nelle opere di Alberti del Rinascimento, e più tardi in casi molto isolati, nel mondo moderno e contemporaneo. I concetti sull'architettura prescindono dalla forma e non imitano la natura, per questo appartengono più alla logica che al linguaggio. Ben oltre le dispute formali tra classicismo e gotico, i criteri più profondi del sistema dorico rimasero invisibili, perché difficilmente separabili, sfuggendo così alla maggior parte delle individuazioni specialistiche, definite dalle discipline di età moderna. Questo libro è un'indagine sulle tracce del nucleo incorporeo, che accomuna alcuni rari e straordinari edifici, che appaiono così legati da un filo rosso al di là del tempo; in un'epoca dominata dall'ipertrofia dell'ego progettuale, il confronto con un ragionamento meno soggettivo, è senz'altro un percorso arduo, ma può rivelare sentieri antichi e forse ancora incontaminati.