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Il protagonista del dittico Melancholia è Lars Hertervig, uno dei più grandi nomi della pittura norvegese e nordica ottocentesca. Dopo aver svolto gli studi a Dusseldorf comincia a soffrire di disturbi nervosi e viene internato in un ospedale psichiatrico. Distrutto, vive di elemosina fino alla morte. Jon Fosse, nel tentativo di cogliere la luce che illumina le tele dell'artista, con stile conciso e acre - una sorta di minimalismo furioso - fa rivivere il crudele martirio di Hertervig in due monologhi interiori densi di una scrittura avvolgente, ricca di corrispondenze, ritmata, e sviluppa fino all'angoscia l'ossessione amorosa, intrecciandola all'irrefrenabile volontà creativa del pittore. "Melancholia" ha avuto ottimo riscontro in numerosi paesi e in particolare in Francia, dove è stato pubblicato dieci anni fa in due volumi e dove è diventato opera di culto. Al centro della tessitura che usa la figura stilistica della variazione, con una concezione spesso musicale del periodare, sta la vita di Lars Hertervig, presentato nell'ultima giornata della sua esistenza, prima del suicidio avvenuto in una città tedesca inospitale e tetra alla metà dell'Ottocento forse per cause d'amore, o forse per una più generale e totale incapacità di vivere.