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Ciò che rende interessante il dialogo tra Paolo Russo e il suo intervistatore Gerardo Picardo è il tributo di ammirazione e di consonanza che il parlamentare napoletano consacra alla memoria di Saragat attraverso un'indagine approfondita e dettagliata del suo operato. L'intervista di Paolo Russo dimostra inconfutabilmente che dal 1947 fino al 1988, l'anno della sua morte, Saragat - come capo del partito socialdemocratico, come "leader" parlamentare, come ministro e infine come Presidente della Repubblica - è rimasto sempre fedele a due principi fondamentali (il primo, una strutturazione in senso liberale dell'organizzazione; il secondo, una indissolubile scelta della confluenza nell'Alleanza Atlantica a tutela della libertà e dell'indipendenza del nostro Paese) per chiunque nutra la convinzione che non può esistere giustizia sociale senza libertà politica e viceversa. Un discorso documentato e affascinante anche perché ci aiuta a ripercorrere eventi, personaggi, problemi di un periodo in cui proprio la realizzazione delle idee di Saragat, condivise dai socialisti nenniani fino alla sintesi di Craxi, sulla base dell'intesa con i cattolici, i repubblicani e i liberali, ha consentito la ricostruzione miracolosa dell'Italia, la sua proiezione europea.