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La Londra di Barry Miles è quella della cultura underground che nasce fra le macerie della Seconda guerra mondiale ed esplode nel corso degli anni Sessanta e Settanta, concentrandosi sul West End e su Soho, le zone in cui era confluita un'eterogenea popolazione di personaggi creativi e fuori dalle righe, intolleranti nei confronti delle costrizioni della cultura e del costume ufficiale: scrittori, poeti, registi, musicisti, artisti, pubblicitari, architetti, stilisti, e una miriade di più anonimi personaggi decisi a fare della propria vita un'arte. È la storia di una rivoluzione culturale determinata a ottenere una "totale confusione dei sensi", che si sviluppa fra le vie di una metropoli artisticamente onnivora, fatta di locali, librerie, club, pub, teatri, piazze, vicoli, scantinati, case occupate o case borghesi. Una storia di sconvolgente energia vitale e al tempo stesso autodistruttiva, raccontata sul filo di quell'ironia che solo un testimone diretto può comunicare. Mettere in fila i nomi che si incontrano fra queste pagine fa tremare l'idea stessa di 'controcultura', poiché vi si ritrova molta della creatività che animerà per ibridazione la cultura ufficiale del Novecento: Dylan Thomas, Francis Bacon, i Situazionisti, il cool jazz, il rock 'n' roll, Mary Quant, Kingsley Amis, J.G. Ballard, i Rolling Stones, i Beatles, William Burroughs, Jimi Hendrix, i Pink Floyd, Allen Ginsberg, Pete Townshend, Yoko Ono, Derek Jarman e moltissimi altri.