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In Italia la storia di ogni riforma, attuata o solo progettata nell'ambito dell'istruzione, riflette i difficili rapporti che da sempre sussistono tra intellettuali e burocrazia. In questo senso, assume un valore quasi paradigmatico il complesso iter quinquennale che, nel corso del periodo fascista, portò alla pubblicazione dei programmi d'esame dei Conservatori italiani da parte del nuovo Ministero dell'Educazione Nazionale. La vicenda riveste poi una particolare importanza se si pensa che quegli stessi programmi del 1930 continuano a improntare gli studi dei musicisti italiani da oltre settant'anni. In questo libro sono esaminate le discussioni e le motivazioni politiche che portarono all'impostazione didattica dei nuovi programmi.