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Il vero dialogo per divenire "pensiero condiviso" deve fondarsi sul rispetto delle posizioni altrui e sulla serena fermezza nell'esporre le proprie. La grande "scommessa" sulla convivenza compatibile si gioca tentando di far comprendere il proprio punto di vista ed impreziosendo, nei limiti del possibile, "ciò che unisce", ma anche non ignorando che intanto buona parte dei nostri simili vive nell'indigenza più assoluta. Non dimentichiamo che se da noi ci si ammala di "opulenza", da qualche altra parte del mondo un bambino muore di tetano neonatale perché il cordone ombelicale gli è stato reciso con un coltellaccio rugginoso. Il dialogo è qualcosa che si crea di volta in volta fino al punto che le ragioni del prossimo cominciano a diventarti familiari e persino condivisibili ma è prima di tutto composizione fra "opposti". Un atteggiamento aperto e flessibile è il solo capace di resistere fino a farsi valere. Un atteggiamento rigido è spesso solo segno di fragilità.