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"America" è un racconto parallelo per immagini e parole, uno viaggio nella terra della cultura pop. Con questo scritto del 1985 si chiude la trilogia inaugurata nel 1975 con "The Philosophy of Andy Warhol" e proseguita con "POPism" nel 1980. Diviso in capitoli i cui titoli riprendono i nomi delle più celebri riviste americane per sottolineare la dimensione mediatica di ogni esperienza contemporanea, il libro è un compendio della classica tendenza all'aforisma di Warhol e la definitiva testimonianza dell'artista nei confronti del proprio paese. Ne emerge una singolare visione in cui la sovrapposizione che Warhol compie tra cultura pop e America, che in senso lato significa principalmente contemporaneità, è totale. L'America con tutte le sue proiezioni iconiche, dai prodotti commerciali a quelli del divismo, diviene l'ossessione necessaria per coltivare il presente, un puzzle in cui ogni aspetto della vita individuale e pubblica è colto nel suo trapasso doloroso da una modernità che è già archeologia, se non revival, a una contemporaneità sfuggente, ammiccante, apparentemente disponibile a tutto. L'America di Warhol è l'illustrazione sia dell'archetipo americano sia della sua contingenza storica, gli anni ottanta con i suoi miti effimeri e i suoi tic sociali. La lettura di questo testo consente di rivalutare quello che ancora oggi è un lato ingiustamente poco considerato dell'artista, il suo corpus di scritti, un corpus allo stesso tempo autonomo e complementare alla produzione artistica.