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Nel 1945 riprende in Italia l'emigrazione di massa. I flussi migratori si dirigono principalmente verso i paesi europei, in un continente ancora sconvolto dai danni della guerra ma già proiettato verso la ricostruzione. Il bisogno di manodopera a basso costo in paesi come Francia, Belgio, Svizzera, Gran Bretagna e Germania si sposa con l'esigenza italiana di combattere la disoccupazione. Da questo intreccio nascono una nuova politica migratoria e una nuova stagione di emigrazione. Un'emigrazione prevalentemente temporanea, segnata più che in passato da una legislazione rigida e disseminata di vincoli, che rendono la mobilità delle persone sempre più difficile e la loro permanenza all'estero sempre più precaria. Quali sono le scelte delle classi dirigenti italiane e le posizioni dei partiti politici? Da dove partono e dove si dirigono i nuovi emigranti? Che cosa incontrano quando varcano le frontiere? Che cosa è, in definitiva, una politica migratoria? Perché gli anni del secondo dopoguerra sono così importanti per capire gli sviluppi successivi delle migrazioni internazionali, fino ai nostri giorni? Il libro risponde a queste domande facendo luce sugli accordi bilaterali firmati dall'Italia con i paesi europei e svelando la rete organizzativa della nuova emigrazione di massa in Europa. Un capitolo poco indagato della storia dell'Italia contemporanea, analizzato a partire dalle sue origini politiche ed economiche.