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La consapevolezza del ruolo marginale attribuitole dalla storia in quanto nativa, e per di più donna, fu la molla che spinse Sarah Winnemucca a tentare la via della scrittura. Nacque così il racconto di una vita, che è al contempo un pezzo di letteratura e di storia americane. Dalle pagine di Winnemucca emerge lo sforzo straordinario di una donna che tenta di disegnare uno spazio possibile di convivenza tra bianchi e indiani, pur senza risparmiare nulla alle crudeltà e alla corruzione della politica del governo di Washington. "Sono nata intorno al 1844, ma in quale giorno preciso non saprei dire. Ero solo una bambina quando i primi bianchi arrivarono nei nostri territori...": inizia così la storia di Winnemucca, e in poche righe ci troviamo in un mondo alla rovescia, dove i bianchi sono i "migranti", e tutta la loro vita è fatta di usanze e oggetti che mancano di un corrispettivo nella lingua dei nativi: "l'amico di carta" di Truckee - nonno di Sarah e importante capo indiano -' ovvero il lasciapassare guadagnato nella guerra contro il Messico; le "case viaggianti", cioè le carovane, e poi ancora la tavola, le sedie, i piatti e i bicchieri, oltre che l'immancabile fucile. Il tutto scandito da una consapevole ironia, svelata innanzitutto dall'uso dell'inglese, la lingua stessa dei dominatori.