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In un certo senso, non c'è alcun dubbio: Le Mille e una notte cominciano a Parigi, nel 1704. Cominciano da Monsieur Antoine Galland, l'orientalista che per primo le traduce e le tradisce, le trascrive e le riscrive, le copia e le inventa: le pubblica. E da questo inizio parte uno dei più tortuosi e tormentati capitoli della storia dell'edizione, il cui punto cruciale diventa la caccia alle fonti arabe delle Notti. E ogni volta, non appena individuato il nuovo presunto originale, parte un'altra fatica dei filologi, dei traduttori, degli esegeti. Intanto, Shahrazad sorride: anche per questa notte se l'è cavata, e il re non la ucciderà. C'è un solo, corposo blocco delle Mille storie su cui la mano sublime e truffaldina di Galland non ha potuto sovrapporre la sua impronta. Un manoscritto arabo in tre volumi, effettivamente proveniente dalla Siria, di qualche secolo più antico, che si trova ora depositato presso la Bibliothèque Nationale di Parigi. Fermo restando che le più autentiche Mille e una notte sono... quelle inventate da Galland, c'era un solo modo di risalire a prima di Galland: lavorare su quel manoscritto, cercarne i riscontri nell'ambito della sua stessa famiglia e in quelle limitrofe, facendo sentire il timbro della voce di Shahrazad, senza il filtro, senza i veli dell'Occidente e del suo "orientalismo". A questa impresa si è dedicato Muhsin Mahdi.