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Questo lavoro di Quentin Skinner è una lettura innovativa della filosofia politica hobbesiana. Ricostruendo la cultura umanistica inglese dell'età dei Tudor e il suo recupero della retorica classica, Skinner prende in esame la prima formazione intellettuale di Hobbes. Mette in luce, poi, come Hobbes si sia ribellato alla propria educazione umanistica e, negli "Elements" e nel "De cive", abbia cercato di fondare una scienza della politica, sul modello della geometria euclidea. Nel "Leviathan", invece, si mostra un cambio di rotta e Hobbes fa largo uso di strategie retoriche nell'elaborazione della sua filosofia politica. Secondo Skinner, in quelle pagine Hobbes combina opportunamente ragione ed "eloquenza", fornendoci un testo che non può essere compreso se non si è consapevoli della sua dimensione retorica. Nel suo insieme, "Ragione e retorica nella filosofia di Hobbes" mette in rilievo due concezioni contrapposte della natura dell'argomentazione morale e politica: il modello deduttivo, "geometrico", che Hobbes fa proprio in un primo tempo e che è stato da allora largamente dominante, e l'opposto modello umanistico e retorico, con il suo accento sul dialogo e sulla negoziazione, che Skinner qui sollecita a riprendere in considerazione. Una nuova prefazione, scritta dall'autore per l'edizione italiana, approfondisce alcuni nodi interpretativi e concettuali toccati nel testo.