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In epoche e per motivi diversi, la cultura e la storia italiana passano attraverso la porta di un carcere. Così esso diventa fucina di narrazioni, per uomini riottosi o scomodi al potere, come furono Cellini, Tasso e Casanova; per i protagonisti del Risorgimento, allo Spielberg con Pellico, o nelle galere borboniche o papaline; e ancora, unita l'Italia, per donne e uomini del movimento socialista e libertario; per Antonio Gramsci, e tanti antifascisti con lui, dentro il carcere del regime. In tempi a noi più vicini, l'anomala, ma non meno tragica, detenzione di Aldo Moro lascia una traccia, scritta quanto indelebile. Per tutti lo scrivere è un conforto, per alcuni è una strategia di sopravvivenza e di resistenza alle costrizioni, per altri quasi un prolungamento del proprio corpo stretto in vincoli, per altri ancora la continuità con un progetto di vita e di politica.