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Il testo drammatico, afferma Concetta D'Angeli, viene spesso ignorato, o perché si preferisce prendere in considerazione altri aspetti dello spettacolo teatrale, o perché si tende ad assimilarlo ad altri generi letterari. Eppure, perennemente sospeso "tra l'autonomia che appartiene ad ogni opera letteraria e l'inscindibile dipendenza da quella sorta di integrazione/interpretazione che è la messinscena", esso ha una specificità che lo distingue dai testi che, normalmente, vengono fruiti soltanto attraverso la lettura. "Forme della drammaturgia" ne individua le peculiarità con un discorso che, per esplicita intenzione, "non vuole essere astrattamente teorico", ma radicarsi nella concretezza degli esempi offerti dalla storia della letteratura teatrale.