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C'è un altro modo di arrivare a Marsiglia, e non serve andarci fisicamente. Attraverso le parole di Jean-Claude Izzo, Marsiglia diventa una città così reale che si riesce a toccarla, ad annusarla, da assaggiarla. E allo stesso tempo diventa anche un luogo ideale (e ideologizzato) con dei simulacri, degli altari, legati a un preciso arco temporale di fine Novecento che è quasi svilente andare a visitare. Dopo aver letto la Trilogia di Fabio Montale, con Marsiglia si entra in un rapporto elettrico. Ci sono persone che la sfiorano, prendono la scossa e ci restano secche. Oppure scappano via fra imprecazioni e bestemmie. Ce ne sono altre che entrano in un grande campo magnetico e si ritrovano attratte da una calamita e da lì non riescono a staccarsi più. Diventano vittime della tela del regno, adepti della setta, imparentati con un patto di sangue. Non saranno mai più neutrali nei confronti di quella città perché "Marsiglia non è una città per turisti. Non c'è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi. Essere per, essere contro. Essere, violentemente. Solo allora, ciò che c'è da vedere si lascia vedere".