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Cos'è, dunque, la fama imperitura: una benedizione o un guaio? Quando ti chiami Vincenzo Bellini devi mettere in conto che della tua vita si parlerà ancora dopo due secoli, che i tuoi appunti, le tue avventure, i tuoi sussulti saranno oggetto di ricerca da parte di studiosi. E che talvolta la ricerca si farà ossessione. Francesco Milauro, un pianista salentino, durante una passeggiata a Parigi, entra in una vecchia libreria di volumi che si sfarinano e un solo gesto lo connetterà ad altre esistenze, altri tempi e altri segreti. Una lettera di Madame Olympe, la vedova di Gioacchino Rossini, una ricercatrice catanese dal nome di un'opera belliniana, Zaira, una signorina minuscola, una fidanzata scienziata, un musicologo ascetico, un gay collezionista e miliardario sono le note di un pentagramma, di una storia in cui la vera protagonista è la musica. Cercando una sinfonia andata perduta, Francesco e Zaira troveranno molto di più: ciò che loro stessi si stanno negando. Con una scrittura lirica come Parigi, affascinante come Catania e musicale come il Salento, Antonio Mistretta costruisce un romanzo in cui tutto sembra una coincidenza e nulla lo è.