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Probabilmente tra i Libri di Natale, che Charles Dickens compose in occasione delle feste natalizie, il più famoso di tutti è il "Canto di Natale." Il vecchio e avaro Scrooge è destinato a diventare altruista e generoso in seguito alle visioni avute durante la notte della Vigilia: grazie agli spettri dei Natali passati, di quello presente e del Natale che verrà, andando, come in una sorta di viaggio onirico oltre la morte, incontro a ciò che potrebbe essere, Scrooge trasformerà il buio e il freddo della sua esistenza solitaria, priva di sentimenti. Il testo non è quello usualmente riportato dalle edizioni in commercio: Charles Dickens stesso rielaborò il suo "Canto di Natale" in quattro strofe, traendone una versione che egli leggeva nei suoi reading pubblici. La versione qui presentata, tradotta da Paolo Noseda, è impreziosita dalle illustrazioni di Roberto Di Costanzo. La postfazione di Sante Maurizi, giornalista, getta poi nuova luce sull'autore, occupandosi della teatralità di Dickens. Un classico riletto con occhi nuovi: quelli dell'autore, che volle riportare la sua favola all'originaria dimensione orale; quelli di un artista, che si confronta con il mondo scomparso di Dickens; quelli del lettore, che si riappropria di un capolavoro della letteratura dell'infanzia e lo fruisce come opera d'arte a tutto tondo.