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Duccio Corsini è un giovane poeta che sta ascoltando il silenzio e, da "alunno del sole", sta trovando le parole giuste per esprimerlo. Le ha trovate "strada facendo", come accade ai poeti veri, cercando in sé, oltre di sé, il "punto focale" dove l'immagine è più nitida, dove l'emozione è più calzante. Allora ha potuto scrivere questo "elogio" del silenzio: il silenzio è musica di sole: un guanto delicato che consola il volto desolato della noia, vestiti indorati di tepore che riscaldano la disperazione. Il silenzio è musica di sole: travolgenti corride di ricordi nelle arene della mia mente, calme passeggiate di emozioni nei verdi prati del mio cuore. Sorseggiando il vino della vita il silenzio è musica di sole. Poi, come il lettore potrà notare, con la sua colta naïveté e senza intermediazioni, ha trovato "i limoni" di Montale, i "papaveri" di Govoni, i "voli" di Cardarelli, i "paesaggi" di Rosai/Luzi, "la rosa" di Bertolucci, le "passeggiate" di Palazzeschi, ovvero i punti sensibili attraverso i quali l'animo si manifesta.