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In queste poesie l'autrice recupera dal proprio individuale repertorio un'insieme di temi che, accostati ai dolorosamente nuovi, come quello della malattia curata e vinta. Continui i riferimenti ai luoghi, i richiami alla terra salentina e al suo mare: la madre affascinata dal mare in tempesta; il padre, buon disegnatore di arredi; la nonna, nella cui persona "antica" si condensa - in una sorta di fisicizzata sacralità - il valore di un gesto laborioso; la casa al mare; la pineta; la Grotta Zinzulusa col suo "incanto"."Il cosmo originario di Anna, anche se evocato da lontano, è saldissimo." Così scrive Silvio Ramat nella Prefazione. "E se i ritorni, materialmente, si sono fatti via via più radi, una luce persiste, illumina da dentro ciascun oggetto, ciascun episodio di quel nucleo primario". Peculiare all'indole di Anna Cavalera rimane una straordinaria facoltà di meravigliarsi, sia di fronte alla natura dell'arcaico Salento sia in una spiaggia toscana, sia a Firenze, la sua città d'adozione.