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"C'è, nella poesia di Anna Cavalera un dato invidiabile o quantomeno sorprendente. Una chiusura pressoché totale al gusto e alle cifre, sia le più sterili sia quelle feconde, su cui la lirica italiana si è man mano articolata, per costruirsi e magari dissolversi, diciamo dal primo dopoguerra ai nostri giorni. Sicché il lettore si trova sbalestrato, dinanzi al nuovo episodio della poesia di Anna, rappresentativo del suo lavoro di quest'inizio di secolo e millennio..." (dalla prefazione di Silvio Ramat).