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Di formazione classica e di ascendenza mista (aveva nonni cinesi, svedesi e africano-americani), Charles Mingus è stato uno dei più importanti innovatori musicali del Ventesimo secolo. Compositore, interprete e produttore discografico, la sua celebre e romanzata autobiografia, "Peggio di un bastardo", ha contribuito molto a creare l'immagine di un uomo tormentato e selvaggio: un genio musicale eccentrico e idiosincratico, con un debole per le donne e soggetto a violente esplosioni di rabbia; ma anche un inguaribile romantico. Facendo ampio riferimento a fonti e documenti inediti o sconosciuti ai precedenti studiosi, Krin Gabbard sottopone il mito autobiografico a un attento lavoro di verifica. Dopo aver illustrato gli eventi artistici e biografici più importanti, Gabbard dedica infatti un approfondito esame a Mingus come scrittore e come compositore-musicista. Si domanda perché abbia dedicato così tanto spazio nella sua vita all'auto-analisi e ne racconta la lotta per sentire riconosciuta la propria complessa identità razziale in una società da cui era identificato semplicemente come "nero"; illustra inoltre quanto i problemi di salute fisica e mentale abbiano influito sugli alti e bassi della sua carriera musicale. Mettendo in discussione a leggenda, Gabbard racconta tuttavia come Mingus abbia saputo creare un complesso e inimitabile linguaggio costituito da emozioni che non si limitano al solo mondo musicale. Ne ricorda il rapporto con le arti plastiche, con le avanguardie e la presenza nel repertorio cinematografico. Il risultato è quello di un'articolata visione dell'opera di Mingus situata in un panorama che va ben oltre la musica, per abbracciare il contesto sociale, politico e culturale americano, anche attraverso gli incontri con altri artisti e musicisti di primo piano.