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Pièce in due atti. In una sera di tardo inverno, due amici di vecchia data, mentre si recano ad una festa di compleanno in aperta campagna, s'imbattono in un bivio anonimo, senza indicazioni. Poco dopo, la loro automobile rimane con la batteria a terra, i loro cellulari non prendono e nessuno sembra passare da quella strada. Mentre attendono un "prode salvatore" dialogando non senza battibecchi e ricordi del passato, prendono coscienza di essere al bivio, costretti a pensare e riflettere "a nudo". Tutti, prima o poi, ci imbattiamo in un "Bivio": riflessione, silenzio o istinto per intraprendere la strada. È allora che i pensieri ci travolgono e si apre il confronto con noi stessi e con gli altri. Un "Bivio" dunque, dove i cartelli sono bianchi, dove non indicano, dove i percorsi sono da cercare e da trovare, dove essere quasi prigionieri in un non luogo apre ad una presa di coscienza inaspettata, dove la connessione tecnologica cessa di esistere per rivelare un mondo smarrito di umani maledettamente sconnessi, che solo nella parola ritrovano la loro umana connessione.