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Le cronache di quartiere e i cliché sul carattere dei romani. La costante oscillazione tra lo stupore 'dell'anvedi' e il ruvido disincanto del 'che tte frega'. L'indolenza contagiosa e l'ironia su ogni pretesa di grandezza, il quieto disincanto e la dolce sbracatezza. I ricordi, dalla scuola con Carlo Verdone al concerto del '68 di Jimi Hendrix, dalla inflessibile 'militanza' politica in periferia a un'istantanea del centro storico nell'ultimo momento in cui è stato bello. Da Fellini a Nanni Moretti e a Sorrentino, da Carlo Levi a Pasolini e ai nuovi narratori della città. Tutto questo è Roma, raccontata da Filippo La Porta: un'ambigua, barocca miscela di disfacimento e di vitalità.