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"Che se io potesse a far vendetta da avvelenarli quei birbanti che hanno voluta la guerra io morirei contentissimo": è il brano tratto da una lettera di un fante ventenne, che procurò al suo autore una condanna a due anni di reclusione per "lettera disfattista". Non è che uno dei tanti documenti raccolti da Enzo Forcella e Alberto Monticone, ma ce ne sono di ben più agghiaccianti: condanne alla fucilazione per autolesionismo e per fuga dinanzi al nemico; lunghi anni di carcere per 'propaganda sovversiva, per "disfattismo", per banali espressioni di insofferenza. "Maledetta la guerra, maledetto chi la pensò", "Non voglio morire per la patria", "Caro padre la guerra è ingiusta": non si può capire la tragica realtà dell'Italia della Grande Guerra ignorando le manifestazioni di disfattismo in trincea e l'attività repressiva dei tribunali militari. Una raccolta, questa, che ha dato l'avvio a nuove strade di ricerca e aperto a una corretta e completa memoria nella cultura civile.