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Nelle intenzioni dell'autore, questo libro insolito sulla Sicilia meno nota è un reportage per chi ci è nato e non vede l'ora di andarsene; per chi l'ama o la detesta. Ci si potranno trovare altre buone ragioni: conoscerla meglio o parlarne male, oppure venirci o tenersene lontano. Anche se racconta solo una fetta della Sicilia che c'è. In realtà, è come un grappolo di zibibbo: ha il sapore dolce e persistente della Sicilia di un tempo e di quella che ancora resiste alla globalizzazione. Quelli in Sicilia. L'isola che c'è sono racconti che emozionano, come quegli acini dolcissimi. Se poi, a distanza di tempo, venisse voglia di rileggerlo ci si troverebbe un gusto come di uva passa, quel sapore più maturo, ancora più dolce, perché si potranno apprezzare sfumature forse sfuggite alla prima lettura. Spesso frettolosa. Come lo zibibbo, è unico e irripetibile. Come quello matura nell'isola di Pantelleria, questo non poteva che nascere dell'anima di un siciliano vero e viaggiatore attento che prescinde dai luoghi comuni e dagli stereotipi. Un viaggiatore capace di trasferire le proprie emozioni dagli ultimi paradisi come Linosa e Marettimo, a quello dei miti incarnati nella religiosità di oggi. Non trascurando i piaceri della cucina ricca di mille incanti. La prosa scattante, bonaria, affabulante consente un viaggio piacevole in questa Sicilia. A due passi da casa.