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Un suicida che per quanto insista proprio non riesce a morire e poi è vittima di un disastro atomico, un astronauta che nello spazio si ritrova circondato da ammalianti creature marine, la morte che pesca cappelli all'amo, incidenti stradali, soldi, sesso, zombi, clown suicidi, conigli diabolici e poi ancora torture, scene di guerra e "dieci modi per uccidere tuo marito". È una galleria di personaggi disturbati e a tratti raccapriccianti quella che popola i racconti brevi pubblicati da Thomas Ott tra il 1985 e il 2004 in Tales of Error (1989), Greetings from Hellville (1995) e Dead End (1996), con qualche inedito. In ciascuna delle storie che si succedono, e che non riusciamo a smettere di divorare, sappiamo con certezza che qualcosa di terribile sta per accadere, e che non c'è alcuna possibilità di redenzione. Pagina dopo pagina, tuttavia, ci accorgiamo che l'orrore a cui assistiamo non è originato da cause sovrannaturali ma semplicemente dalla natura umana, con la sua avidità, la sua vanità, la sua stupidità. Si tratta di una raccolta di fumetti brevi o brevissimi che attingono a vari generi, dall'horror alla fantascienza, dal noir al thriller, non senza una punta di macabra ironia. In R.I.P. troviamo in nuce tutta la potenza espressionistica del tratto di Thomas Ott, che nella tecnica dello scratchboard incide strati di inchiostro con precisione chirurgica, dando vita a tavole dal tratto bianchissimo su sfondo nerissimo, sempre rigorosamente prive di dialoghi. Il titolo? Un omaggio a Lux Interior.