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Una ricostruzione storica, obiettiva e dettagliata sui presupposti economici, sociali e ambientali che fecero da sfondo alla più grave sommossa razziale nell'America del '900, quella scoppiata a Tulsa nella primavera del 1921. In una società che non si è ancora davvero affrancata dal sospetto nei confronti del diverso e che ritiene ancora intoccabile il Secondo emendamento che sancisce la possibilità per i cittadini di possedere armi da fuoco, leggere i motivi profondi per i quali una città di 72.000 abitanti in due giorni venne incendiata e in gran parte rasa al suolo - provocando un ingente (e mai definito) numero di morti e la devastazione del benestante e laborioso quartiere nero - è forse un obbligo morale per tutti. Una tragedia, quella della segregazione razziale che, se a Tulsa ha trovato la massima e più violenta espressione, si perpetua in tutti gli Stati Uniti da tempo immemore e va di pari passo con "una segregazione della memoria" che coinvolge "ogni parte della nazione" Il massacro di Tulsa reclama ancoraun posto nella storia che si insegna nelle scuole americane e all'indomani del suo centenario si presenta più attuale che mai, al di là come al di qua dell'oceano.