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La società occidentale di oggi è orientata alla prestazione, attraverso una gestione frenetica del tempo, che ci allontana dalla nostra interiorità e dalla nostra corporeità, causando uno stato di continua non-consapevolezza. Persino il modo di vivere il tempo libero segue criteri simili a quelli che governano il tempo del lavoro: prestazione, efficienza, competizione, produttività, scambio commerciale, quantificazione. La domanda che il libro pone è: possono ancora esistere pratiche quotidiane gratuite e accessibili a tutti, capaci di "rieducare" l'uomo alla libertà, alla consapevolezza, alla creatività, alla meraviglia? Possono due gesti semplici, come camminare e scrivere, risvegliare l'immaginazione, stimolare uno sguardo nuovo sul mondo, dilatare il senso del tempo e far quindi ritrovare uno stato di benessere? Può l'assenza di obiettivi e schemi, in un vuoto momentaneo ma ripetuto, condurci all'incanto e alla capacità poetica di vedere la bellezza? Il libro ricerca le prove di questa ipotesi, analizzando testi autobiografici scritti durante alcuni percorsi formativi della Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari.