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Con la teoria postmetropolitana si consolida una nuova consapevolezza dello spazio. La crescente complessità dei fenomeni urbani porta inevitabilmente a dover ripensare i linguaggi e i codici degli urbanisti. Nonostante la postmetropoli riconosca in Los Angeles la propria città di riferimento, il testo gioca con questa teoria e la spinge all'estremo, usando le concettualizzazioni del modello americano - in modo provocatorio e controfattuale - per meglio comprendere i fenomeni in atto in uno dei territori più marginali d'Italia. La Sicilia sud-orientale è un "territorio di eccezione", in bilico tra pressioni agricole e rappresentazioni massmediatiche che ritraggono un'affascinante località barocca e incontaminata, lontana dalla realtà. Qui gli strumenti dell'urbanistica classica non riescono a dialogare con queste immagini molto forti, egemoniche e "selettive", in grado d'indirizzare le azioni politiche e turistiche, a scapito delle vocazioni e delle necessità locali. Il testo condivide, quindi, la necessità di un visual turn anche per gli studi urbani e racconta come l'utilizzo degli strumenti visuali possa aiutare - come è già avvenuto per sociologi, antropologi e geografi - le discipline più tecniche a sviluppare una sensibilità particolare nel momento in cui ci si confronta con la vita urbana, in California come in Sicilia.