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Nel discorso psicoanalitico si è soliti ricordare che "i perversi non vanno da un analista". Questa è una posizione che vede la struttura perversa come chiusa in sé stessa, lontana dalla pratica clinica. In questo testo gli autori ampliano il discorso sulla perversione, tracciando un "campo delle perversioni", che prescinde quindi dalla struttura del soggetto. A partire dalle osservazioni freudiane sui tratti perversi della sessualità infantile, il testo riprende la lettura di Lacan, mettendo in rilievo alcune coordinate utili per ripensare le evidenze cliniche. Grazie all'analisi di casi clinici di bambini il testo offre una riflessione che articola clinica e teoria attorno ad alcuni termini: soggetto barrato, godimento dell'Altro e oggetto a. Possiamo allora ripensare la perversione come un tratto che caratterizza la posizione del soggetto di fronte all'Altro? Da tale quesito nasce un testo ricco di riferimenti teorici e di vignette cliniche, che rilancia una riflessione critica sulla questione strutturale e la conduzione della cura con i più piccoli.