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"Molto si è studiato dell'Italia la storia politica e la letteraria e l'artistica; ma poco, in confronto, la storia religiosa". Così introduceva il suo testo - qui riedito - lo studioso di religioni Raffaele Pettazzoni, convinto che continuare a ignorare le radici religiose della storia del nostro Paese significasse oscurare la comprensione anche del suo presente e di quei fenomeni apparentemente più distanti, magari riguardanti la politica o l'economia, che per quanto "profani in apparenza [...] rivelano, a ben guardare, connessioni religiose profonde". Ecco dunque perché Pettazzoni aveva sentito il bisogno, negli ultimi anni del suo magistero, di comporre un'opera che con grande semplicità e sintesi ricostruisse un quadro storico che andasse dai culti antichi dell'Italia romana alle eresie del Medioevo, fino alla presenza delle minoranze religiose (ebrei, valdesi) nell'Italia post-risorgimentale e nel Novecento, nonché - allargando il quadro all'Europa - ai tentativi di diffusione di una corrente germanica neo-pagana durante il regime nazista.