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Nel 1802, tredici anni dopo la proclamazione dei "Diritti dell'uomo e del cittadino", l'Institut National de Paris lanciava un concorso sul tema: "Fino a che punto il trattamento barbaro inflitto agli animali è oggetto di morale pubblica? E, converrà fare leggi in questo senso?". Il concorso si rivelò un successo senza precedenti sia per il numero di partecipanti (28) sia per la varietà delle voci coinvolte. Tuttavia, nel 1804, la giuria decretò che nessuno dei testi pervenuti fosse degno del premio. I contenuti di quelle dissertazioni sono la base di questo libro. Un succedersi di riflessioni che rivelano, in primo luogo, quanto le tensioni politiche del momento - la re-istituzione della schiavitù e l'ascesa al potere di Bonaparte - influissero sulle proposte suggerite, tutte ben inserite nell'acceso dibattito intorno al modello di società da prospettare e applicare. Ma non solo. In secondo luogo ripercorrendo i ragionamenti che animarono tale dibattito, il libro ha la capacità di accompagnare il lettore verso questioni dell'attualità più stringente, inserendosi così in un'ampia disputa che coinvolge diversi campi del sapere e dell'opinare: dalla sociologia alla storia e alla filosofia, dal diritto all'etica, dalle scienze naturali alla zoologia. Quelle considerazioni sulla legge e sulla sensibilità degli animali portano alla luce la consapevolezza dell'importanza che l'uomo già attribuiva all'ambiente, elaborando così una lucida anticipazione delle preoccupazioni e inquietudini dell'uomo contemporaneo. Una questione posta duecento anni fa, e divenuta la sfida del XXI secolo di fronte all'emergenza ecologica. Un'occasione dunque da non perdere e colta dal corso di studio in Storia e storie del mondo contemporaneo dell'Università degli Studi dell'Insubria di Varese, promotore della presente edizione e traduzione. Prefazione di Fabio Minazzi.