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Nello Zibaldone Leopardi chiama la pazienza la più eroica delle virtù. La definisce paradossalmente virtù eroica, proprio in considerazione del fatto che essa non ha nessuna apparenza d'eroico. La pazienza che si addice all'uomo moderno si pone a uguale distanza dalla rassegnazione cristiana e dalla sottomissione al Fato dei modelli antichi di stoicismo. Né Cristo né Bruto incarnano l'ideale morale di Leopardi. Le Operette morali esprimono la tonalità leggera del male di vivere (alla cui tematizzazione si addice più il modo ironico del riso che non quello grave del pianto). I Canti presentano lo sviluppo melodico di questo basso continuo armonico. Il cuore della filosofia di Leopardi (in cui collimano filosofo di società e metafisico) è in una recuperata cura di sé che, se non uguaglia la virtù degli antichi, può conferire ardore d'azione ai moderni. Agire e patire sono poli di una dialettica della volontà, in cui si rinnovano le energie indispensabili a portare la vita pazientemente.