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Qualunque sia l'origine dei suoi poteri - eredità, un dono dell'invisibile o un lungo apprendistato -, il mago non può sperare di raggiungere altre dimensioni senza un paziente allenamento compiuto in solitudine. Chiamato a percorrere le vie del cosmo, il mago deve conoscerle perfettamente per non smarrirvisi; destinato a un costante confronto con gli spiriti che le abitano, bisogna che egli ne abbia imparato le formule di richiamo, evocative; agendo con fini precisi, bisogna che sappia come raggiungerli, custode com'è di una saggezza millenaria e di un'arte sottile che disvelano improvvisi passaggi tra le soglie del corpo e il limitare dell'anima, lì dove l'apparenza diviene verità e l'illusione mondo, e che costituiscono mappe di accesso ai mondi invisibili ereditate da antichi culti astrali propiziati da Ermete Trismegisto, l'iniziatore di una sapienza «proibita», interdetta, i cui esiti saranno devastanti: agli inizi del Seicento, i Gesuiti creeranno nel collegio di Dillingen, in Baviera, una scuola di specializzazione in magia, dove si sperimenteranno esorcismi, evocazioni e incantamenti tesi a controbilanciare e neutralizzare il potere magico dei loro avversari ermetici.