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C'è un profondo movimento di corrispondenze tra ciò che può accadere nella stanza d'analisi e le dinamiche della creatività: l'umano bisogno di esprimersi, di riconoscersi, di essere riconosciuti. L'autore ci accompagna nell'intensa relazione analitica con una sua paziente, Giulia, tra note doloranti e aperture di speranza di una musica a due. Si dà vita a una danza che dalla diagnosi di schizofrenia si apre alla possibilità di sentirsi nel mondo con uno sguardo rinnovato. Attraverso riferimenti culturali ampi - dalle psicologie del profondo alle arti del Novecento, dalle neuroscienze alla filosofia - le parole del testo s'intrecciano a immagini che fanno sentire il corpo della relazione tra mondo interno e mondo esterno, tra sé e l'altro: la poesia, la pittura, il Gioco della Sabbia, i linguaggi e i silenzi che danno voce all'esprimibile e all'inesprimibile. Entrando in quella stanza d'analisi, sentiamo appartenenza a qualcosa di profondamente umano che riguarda ognuno di noi.