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Per l'autore, ciò che l'ebraismo denuncia come idolatria non è una realtà estranea o altra rispetto alla sua interpretazione. L'interpretazione di una realtà che l'ebraismo considera esclusivamente alla luce della Torah e della rivelazione. L'idolatria non ha il potere di creare quei mondi che Dio stesso ha prodotto e distrutto prima di questo. La realtà che l'ebraismo proibisce di idolatrare appartiene sempre e solo a questo mondo - il mondo della parola. Idolatrico è insomma il non-silenzio che postula un mondo ancora tutto da dire. Ed è soltanto nel silenzio di una non-parola che l'idolatria stessa scompare.