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Attraverso l'analisi di alcune figure affascinanti del mondo greco, in un percorso che va da Omero a Esiodo, da Pindaro a Gorgia, Roberta Ioli ci guida verso un'interpretazione della poesia antica non come perfetta parola sapienziale, ma come scarto e deviazione benefica rispetto a una realtà mai pienamente accessibile, eppure illuminata dal dono del canto. Alla dicotomia tra un'estetica della verità e una della finzione, l'età arcaica risponde con un'esperienza per noi sorprendente in cui i due ambiti spesso coincidono, non perché verità sia menzogna, ma perché la finzione garantita dall'arte può diventare una via di accesso al vero. Il dono della poesia antica è, paradossalmente, proprio il suo inganno: essa mostra occultando, e rimanda a un possibile di cui si colgono gli indizi nel kosmos dell'opera, un possibile mai interamente compiuto, se non nella felice finzione dell'arte. Postfazione di Simonetta Nannini.