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Narratore, critico letterario, pensatore, Maurice Blanchot è ormai riconosciuto come un esponente di primo piano della cultura novecentesca. In Italia, tuttavia, i suoi libri (specie i romanzi e racconti) sono ancora poco tradotti e studiati. Il presente volume si propone di ovviare, anche se solo in parte, a tale lacuna, prendendo in esame, nelle due sezioni in cui è suddiviso, prima alcuni testi narrativi dell'autore, poi alcuni temi fra quelli da lui trattati negli scritti saggistici. Un dato che emerge subito è proprio il fitto intreccio di richiami e analogie che uniscono fra loro i due versanti dell'opera. Nutrito da una vasta e profonda cultura letteraria e filosofica, nonché dai rapporti d'amicizia con intellettuali come Levinas, Bataille o Derrida, Blanchot ha saputo usare tutti questi stimoli come punti di partenza per un'elaborazione fortemente personale. Essa ha dato luogo sia a romanzi e racconti che appaiono ancor oggi strani e spiazzanti, sia a riflessioni che hanno restituito al fatto di scrivere tutta la serietà e la rischiosità di un impegno totale, che concerne direttamente la vita e la morte, l'una e l'altra inafferrabili. Gaston Bachelard si è chiesto una volta: «È mai stato possibile fare della poesia con del pensiero?». La lettura dei libri blanchotiani, nei quali si assiste a un vero e proprio pensare per immagini, costituisce un'esemplare risposta positiva a tale quesito.