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La filosofia e le attività dei servizi segreti hanno in comune il fatto che sono operazioni di intelligence. Fin dalle sue origini con Talete, il ruolo intellettuale del filosofo si è diviso tra quello di puro teoreta e quello di consigliere politico e militare. In questa attività alcuni hanno avuto fortuna, come Aristotele, altri hanno subito pesanti restrizioni, come Platone, altri ancora hanno incarnato le indicazioni di quest'ultimo diventando filosofi ed imperatori come Marco Aurelio Antonino. In età moderna soprattutto Bruno, Descartes e Leibniz hanno frequentato cancellerie e ambasciate, ma è solo nel Novecento che i filosofi sono stati sedotti dal secondo lavoro dell'intelligenza. Tra la prima e la seconda guerra mondiale, ma anche successivamente e forse ancora oggi, il numero dei filosofi assoldati nei servizi segreti è piuttosto consistente e tocca tutte le scuole, ma il numero degli analitici spicca per la capillarità, ricorrenza e continuità. Il dopo lavoro, o il doppio lavoro, ad Oxford e a Cambridge sembra essere stato quasi un obbligo più che una chance.